lunedì 29 novembre 1999

Tu di che solitudine sei?

Abbiamo ripreso le nostre buone vecchie abitudini: martedì cinema!! :)
La sala semivuota, il biglietto ridotto, le novità, la bacinella di pop corn; quanto ci piace questo rituale!
Che vedere? bè ovvio, il vincitore, il contestato, controverso, osannato e deprecato Somewhere.
Staccato il biglietto, buio in sala e già dai primissimi minuti sprofondiamo nell’abisso delle solitudini, le tante solitudini, i silenzi e le sua miriade di sfaccettature.

La solitudine inutile, quella che ti fa girare attorno per ore, sgommando con la macchina in curva, fastidiosa e insulsa, che fa sprecare i minuti e le gomme, ti consumi sulla strada immerso nel nulla, perdi la concezione del tempo e lo spazio, vai verso il niente più assoluto, niente meta, solo strada.

Poi c’è la solitudine imbarazzante quella che mette a disagio, soprattutto tu che assisti, ti nascondi  sulla poltrona, perché quel silenzio, mentre sullo schermo non succede quasi nulla, la solitudine così ben girata ti fa sentire quasi in colpa, ti ci ritrovi in quell’attesa, senza speranza, senza pensieri…una tirata di sigaretta e un sorso di alcool, così all’infinito e poi lo stacco. Non è accaduto nulla?

La solitudine quasi comica e surreale delle gemelle lapdancers  "pseudo adolescenti, uguali uguali nei vestiti e nei tatuaggi, che volteggiano e ammiccando con sterile sensualità, in attesa dell’approvazione di un padre come al saggio di fine anno, la copia troppo finta di quello che seguirà, quello della vera figlia che con i pattini incanta e non fa addormentare. Uno confronto duro che fa apprezzare ancor di più questa impercettibile trasformazione, il passaggio dal nulla al tutto: dal letargo larvale alla vita vera,  quella pratica. Una volta che si è usciti dal silenzio di una solitudine scomoda e insulsa e si è provato il silenzio pieno di significato è difficile rinfilarsi nei vecchi panni stretti.

Si può essere soli in tanti modi, questa condizione è spesso proficua e utile, perché è proprio in questi momenti apparentemente inutili, inattivi che avviene il miracolo impercettibile della crescita, della germinazione di quel tutto che sembra poco, un briciolo di "normalità" che basta a spingerci a scendere da quella macchina che continua a girare a vuoto e che non ci porta da nessuna parte.

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