Riguardo il mio curriculum, lo leggo attentamente e faccio le mie considerazioni, mi metto a pensare se sia interessante includere maggiori particolari e poi arrivata alla fine - che in realtà è l’inizio in ordine cronologico della mia esperienza - mi accorgo che manca molto altro, qualcosa di importante per me che però sicuramente chi mi deve scegliere e selezionare nel supermarket del lavoro non leggerebbe.
Dovrei scrivere che dalla quinta elementare fino alle medie ho fatto da baby sitter alle mie cuginette, siamo cresciute insieme e quando le tenevo in braccio per farle calmare e non ci riuscivo pensavo al compito di matematica che tanto non sarebbe andato bene. E poi che il giorno del diploma di maturità, il pomeriggio stesso sono corsa a iscrivermi a scuola guida e a distribuire lettere di presentazione. Quell’estate passata tra test d’ingresso per l’università e i giocattoli del negozio (diabolico) per bambini non posso davvero scordarlo. A seguire, il giro dei call center: le telefonate fino alle dieci di sera ascoltando la gente raccontare di se e delle proprie paure, non ho venduto molti modem o incrementato le statistiche su consumo di pomodori da sugo in scatola ma, ho imparato molto sulla solitudine e i suoi guai.
E poi è arrivato il favoloso periodo dell’università, la laurea triennale e quella specialistica, le estati e le domeniche non impegnate dallo studio le passavo tra i banchi di una profumeria chic di Milano, non come quelle di adesso, ma un vero e proprio circolo di bellezza, dove le clienti ti cercano e si aspettano da te un miracolo. Non la ricetta per l’eterna giovinezza, ma la tua considerazione e attenzione. Tra nuvole di profumo, lipstick scintillanti ho scoperto la magia di un semplice velo di fard e il trucco segreto per fissare il rossetto. I tacchi alti mi uccidevano ma tra chiacchiere e confessioni la giornata passava veloce. Poi ci sono stati i matrimoni e quel capodanno improvvisandomi cameriera in un agriturismo, la paga era davvero bassa e non so cosa mi è saltato in mente, forse ho accettato per provare a me stessa che sapevo fare anche quello senza preoccuparmi della fatica o di sporcarmi le mani.
Da qualcosa bisogna pur iniziare, forse proprio dalla voglia che ti spinge a fare. L’intraprendenza che non ti lascia con le mani in mano, quell’energia che ti porta a superare i tuoi limiti, quella che ti serve per conquistare il tuo ruolo. Ogni piccolo tassello, ogni insignificante passo è parte di te, del tuo cammino di formazione in continua evoluzione. Da ognuno di questi lavori omessi nel mio Cv ufficiale ho imparato una lezione importante, qualcosa di prezioso che mi ha portato a essere ciò che sono adesso. E per questo che non salterei nemmeno un passaggio.
Sicuramente però, soprattutto nell’ultimo episodio, patteggerei una paga migliore, o almeno esigerei di tenere le mance! ;)
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