lunedì 29 novembre 1999

...e a volte ne' basta un sola!

Bè ovvio la prima parola, quella innaugurale non poteva che essere proprio: parola!
Sì , ok starete pensando “che fantasia, una geniaccia" vero?!

Seriamente ...voi come vi esprimete? No non è retorica e ora vi spiego perché: l’ultima sparata dei sociologi è che la generazione attuale ha perso quasi totalmente l’uso della parola scritta, come se i “giovani d’oggi” non fossero più interessati alla comunicazione verbale, ma ghiotti di immagini da scattare con il telefonino, pubblicare su facebook o condividere nei vari media riuscissero ad esprimersi solo in modo iconico, primordiale ma tecnologico. Bah? Sarà? Allora come mai quasi ognuno di noi ha un blog, o lascia in modo puntuale post e commenti ovunque e soprattutto in ogni momento? Quest’ansia di raccontarsi, farsi conoscere, spiare e forse un po’ capire dagli altri allora cos’è? E’ come si esprime se non con la parola, rafforzata con l'immagine, ovvio, perché alla fine siano cresciuti a pane e “tivi” come direbbe Homer Simpson e ormai per credere dobbiamo vedere, "tommasianamente" parlando!
Io alla scrittura sono affezionata, anzi sono quasi "addict" come va' tanto di moda dire adesso. Alle elementari la mia maestra mi stimolava alla scrittura con temi dai titoli patriottici e fantasiosi, (era della vecchia guardia) ci faceva raccontare ogni cosa di noi e poi ci giudicava in base alla nostre idee e al modo di guardare il mondo, più eravamo curiosi e svegli più ci apprezzava e questa era la cosa più bella che potesse insegnarci, a raccontare il nostro mondo intendo, con parole nostre, magari travisandolo un po’ la realtà, ma non era quello l’importante.
 
Sul fatto che si sia perso il linguaggio arcaico, tradizionale, quello del corretto italiano non posso che dare ragione a chi studia i “tempi moderni”, ma è anche vero che la nostra è una lingua viva e per questo mutevole, specchio della società che la pratica. Così non è tanto inusuale sentire in ufficio termini favolosamente evocativi come “sbatta”, “caldazza”, o quelli pseudo international come “editare”, “postare”, “costumizzare”…frutto della nostra voglia di accogliere termini presi dall’inglese “professional” però italianizzandoli per rendendoli più nostri.
 Oggi più che mai la parola è al centro di un dibattito accesissimo; soprattutto è la libertà di utilizzarla che spinge a ribellarsi alla così detta “legge bavaglio”,  che la parola vorrebbe tagliuzzarla, limitarla e molte volte soffocarla o peggio sostituirla con quella meno pericolosa, la  temutissima
parola asservita. Ma questo è un argomento spinoso, a cui va dedicato molto più spazio.
Tornando ai bravi sociologi e al loro dibattito, la verità che si nasconde dietro la loro teoria è un' altra: quello che si sta via via perdendo, infatti,  è sì l’uso della parola scritta, ma come la intendiamo noi, ma quella che viene meccanicamente prodotta di nostro pugno con quello strumento efficientissimo ma ormai obsoleto che è la penna.
Avete provato di recente scrivere su carta qualcosa che sia più lungo della lista della spesa settimanale?

Provate…e poi fatemi sapere! :P

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