È un po’ che non scrivo, lo so. Diciamo che è colpa per un 40% della mancanza di tempo, l’altro 40 per penuria d’idee e un buon 20 per paura di tirare fuori sempre le stesse cose, i mezzi, la gente, il lavoro, la creatività, i giornali …hahhaahha …insomma la mia vita.
Banale per banale perché non spifferare per bene una bella giornata passata, la condivido con voi ..o a te che sei lì a leggere (chissà perché) le parole di una sconosciuta, o magari un’amica, o più una conoscente …insomma…le mie.
Ecco il resoconto di un pomeriggio da turisti nella nostra Milan’, precisamente domenica scorsa, seconda giornata di blocco auto, che per un milanese medio vuol dire arresti forzati, delirio, panico e molto spesso secchezza delle fauci, per noi motivo di quiete e stimolo a usare i piedi.
Approfittando della calma apparente calata sulla città, scenario irriconoscibile visto solo nel film "L’ultimo uomo sulla terra", siamo usciti in un sole pazzo di un febbraio primaverile. Occhiali sul naso e biglietto del tram in mano siamo saliti su una vettura insolitamente stracolma per essere domenica.
Direzione centro, precisamente Pinacoteca Ambrosiana, uno dei luoghi d’arte più importanti e preziosi della città, che apriva le sue porte ai cittadini scrocconi che approfittando del costo del biglietto pari a 0 si sono riversati festanti nell’atrio del palazzo storico, intasandolo e rendendo di fatto impossibile la nostra visita.
Per nulla scoraggiati ci siamo diretti alla Sacrestia del Bramante, ingolositi anche noi dall’offerta gratuita, quindi passando per Piazza Affari, abbiamo sbirciando senza l’originario stupore il dito di Cattelan, ormai inserito nel contesto urbano …quale simbolo di paraculismo finanziario, e abbiamo proseguito per Corso Magenta. Sbirciando in un cortile di fronte Palazzo Litta abbiamo scoperto tra capitelli romani e reperti, il Museo archeologico; Milano non sembra una città archeologicamente molto interessante, eppure …lo sapevate che è ricavato in un convento del VIII secolo d.C, e che dal giardino interno si può accedere a una torre circondata dalle antiche mira del circo romano, gli affreschi al suo interno sottili nella loro patina di colore a vista ci fanno capire quanto sia fragile il nostro passato.
Dopo il tuffo nella storia abbiamo ripreso Corso Magenta, deviato per via Agnesi, diretti verso l’Università Cattolica meta Sant’Ambrous, Ambrogio per i non meneghini.
Prima di visitare la Basilica ci siamo lasciati tentare da Arnold’s caffe in via Nirone, saranno state le donuts, e il bicchierone a portar-via di caffe, ma per un attimo ci è sembrato di essere in una capitale europea o estera a caso…hahahahah vedi uno Starbucks qualsiasi. Appesantiti dalle calorie ed euforici grazie all’overdose di zuccheri siamo arrivati all’entrata laterale della chiesa, tra colonne, simboli e santi abbiamo schivato i fedeli per scendere nella cripta e rendere omaggio al patrono di Milano: Ambrogio, che con Protasio e Gervaso, santi anche loro, riposa tranquillo sotto l’altare. Da piccola ero già stata in visita e mi ricordo che alla vista di ciò che rimane del corpo, con i suoi paramenti mi aveva impressionata parecchio, questa volta a impressionarmi è stara una turista spagnola che ha posato 2 ore per un servizio fotografico accanto alla povera reliquia…che si fa per farsi ritrarre con qualcuno d’importante.
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