mercoledì 5 dicembre 2012

La lezione di oggi


 Cosa siamo se non un insieme di abitudini e di manie, la strada che fai ogni giorno, le persone che incontri, i modi di dire codificati, i tic, quella maniera strana di disporre le cose sulla scrivania, gli orari per prendere le pause.
Routine, pezzi di giornata che si aggrovigliano perfettamente dalla mattina fino alla sera.

Se un evento stravolge questo puzzle, tutto si annulla.
Devi ripartire dallo start, riacciuffare i pezzi e provare nuove combinazioni e incastri.

Come le formiche che si prefiggono un itinerario, se gli pari davanti per un attimo rimangono disorientate poi, annusano l'ostacolano, calcolano la nuova distanza e ripartono.

Affezionarsi a un panorama, affezionarsi a un contesto, mai.

Cambia strada per tornare a casa ogni giorno, parla con persone che non conosci, evita gli orari fissi, non far tuoi modi di dire e fare.

E' raro trovare un equilibrio, raro scoprire nella persona che non hai scelto ma che ti sta accanto ogni giorno un faro certo.

Tutto cambia, tutto prende strade impreviste.

Questo è quello che ho imparato oggi, questa è la mia lezione.

giovedì 22 novembre 2012

Il sentiero nascosto dei tuoi passi


                                       

Suggestioni: Il mago di Oz.

Dorotea aveva oltrepassato lo steccato, altre volte era uscita di casa di corsa senza soldi in tasca, e senza pensare a una meta certa.

Troppe volte era fuggita, aldilà del cancello, portando con sé solo qualche lacrima e quella rabbia che ti fa desiderare di non tornare, ma poi era sempre tornata. Tra quelle quattro mura che erano il nido protetto dei ricordi e dei giorni si rifugiava sempre, stanca per quel vagare forsennato, con la testa piena di pensieri e dubbi.

Si era legata i capelli perché il sole li faceva sembrare  insopportabilmente pesanti. Quando li raccoglieva aveva sempre la sensazione di essere diversa, più vulnerabile, più esposta e quasi dimessa

Camminava di buon passo tra le spighe alte e ingiallite dal sole e i suoi passi si perdevano dietro di lei,  lasciavano un sentiero perfetto. Una linea indelebile tra la sua casa e quello che l’aspettava.

I piedi nudi rimanevano sospesi dal terreno poggiando sugli steli, al suo passaggio il fruscio diventava  a poco a poco un frastuono di mille voci che sembravano avvertirla di non allontanarsi troppo, ma non era tempo di ascoltare nessuno, nemmeno le voci dentro di lei che per troppo aveva diligentemente assecondato.


venerdì 7 settembre 2012

Cancellare i ricordi con un tuffo



Quando l’aria fuori si fece più mite Dorotea uscì dalla porta sul retro e si mise a camminare in silenzio sulle pietrone bianche del portico. Arrivò sull’orlo di quello che prima era il suo giardino e si mise a fissare per un po’ l’erba gialla e bruciata dal sole.

L’aria era piena di fumo, sapeva di camino e plastica bruciata. Le avevano detto di rimanere nella sua stanza, così dopo molte ore accucciata vicino alla porta si era stancata di origliare il silenzio e si era decisa a scendere, per vedere chi fosse rimasto.
Il vento si stava alzando e i panni stesi fuori sembravano una donna dai lunghi capelli strapazzata da un amante violento. L’immagine la fece sussultare, così si accarezzo i capelli, in quel gesto consolatorio che ripeteva ogni volta che si sentiva smarrita.

Aveva snodato una treccia, la ciocca a destra del suo orecchio era liscia e fresca, incominciò a passarsela tra le dita e a fissare l’orizzonte rosa e grigio aldilà dello steccato.
In casa non c’era nessuno, nessuno nemmeno in giardino. Aveva aperto la porta della camera al piano di sopra, i letti erano sfatti e l’odore di chiuso l’aveva fatta scappare.

La polvere su tutte le superfici e i mobili di quella casa in legno per un attimo le avevano fatto pensare a uno di quei negozi di robaccia finta antiquariato, anche i soprammobili erano sepolti da una patina opaca e a fatica si riconoscevano i volti nelle cornici.

Dorotea aveva passato tutto il tempo chiusa in quella stanza in attesa che qualcuno la venisse a chiamare, e quando smise di contare tutti i suoi amanti scese e si ricordò di non aver più nessuno da aspettare.
Si fece coraggio, si tolse le sue scarpe rosse,  imboccò il vialetto dissestato che portava al cancello d’ingresso, gli diede una spinta e se ne andò.

giovedì 6 settembre 2012

In her shoes


cadere dai tacchi
La scarpa perfetta non esiste.


È successo ancora, sono passata davanti a una vetrina di scarpe e mi sono lasciata conquistare da un paio di ballerine verdone, un po’ bon ton, con tanto di fiocco.
Erano belle, erano alla moda, erano a buon prezzo. Ora sono mie.
Le ho provate e le ho trovate subito graziose - loro- intorno al mio piedone numero 40. La commessa annuiva, il ragazzo con le fossette mi guardava ormai arreso (conosce bene le mie dipendenze), lo specchio mi restituiva un’immagine piacevole, sofisticata.

Sono bastati due passi per capire che la loro bellezza non corrispondeva alla comodità, ma complice la giornata uggiosa preautunnale e la svogliatezza di un sabato sfaticato le ho acquistate.

È successo di nuovo, l’ennesimo paio di scarpe incredibilmente scomode, sacrificio vano, tra l’altro privo di tacco, nemmeno il vantaggio estetico strutturale di uno stiletto 12 a farmi digerire il sacrificio.

Alla fine ci facciamo rapire sempre dalle cose belle, sappiamo che non saranno tutte rose e fiori ma al momento ci dimentichiamo delle pecche.
Ho talmente tante scarpe che non mi basterebbero 3 vite per consumare i tacchi.

Ora le mie ballerine sono lì, nella scatola. Annoiate ma beffarde, rimarranno nella loro custodia fino alla mia prossima voglia di patimento spirituale e commiserazione fisica, e i miei talloni mi odieranno.

Tutto questo per dire che nelle scarpe scomode siamo abituate a stare, così come affrontiamo ogni giorno quello che non va, pur mantenendo un aspetto elegante e compito. A volte fingiamo sorrisi, allontaniamo la voglia di togliercele appena svoltato l’angolo, di gettare la spugna e correre libere e scalze.

Ci sono giorni  in cui  il percorso  ci sembra incredibilmente difficile, dobbiamo stare in equilibrio sui pietroni belli del centro, saltando da un imprevisto e l’altro con la grazia di una gazzella.

Spesso stare nelle nostre scarpe è una missione coraggiosa, che solo un’altra donna può fare, ovviamente stringendo i denti e ingoiando rospi.

Ma sono certa che nel 50% dei casi (e sono stata gentile) siamo noi a costringerci in scarpe troppo piccole, troppo alte, troppo…

Amiamo il rischio, siamo vanesie e orgogliose quindi non lo ammetteremo mai.

lunedì 16 luglio 2012

Le streghe di Eastwick





La complicità femminile è un mito contradditorio e instabile, proprio come noi: umorali, in preda agli scompensi sentimentali, ormonali e fisici.
No, non sono esagerata è che se davvero ci unissimo (Noi), il mondo cambierebbe davvero, o forse sarebbe ancora peggio?

Boh, so solo che abbiamo super poteri che spesso non usiamo, o che sfoderiamo a sproposito, ci lasciamo tentare dall’invidia, dalla voglia di uniformarci, dall’ambizione e perdiamo.
Perdiamo una partita importante che si gioca in gruppo e non in solitario, perché l’unione a volte fa la forza, ovviamente a volte.

Siamo pronte a darci totalmente, a lanciarci in un’empatia congenita esagerata e poi un minuto dopo a giudicare aspramente, condannando, facendo carte false e spergiurando.
Sappiamo essere crudeli, infantili e ingiuste, ma anche sconfinatamente generose e accoglienti.
Insomma non abbiamo mezze misure.

Forse questo ci rende uniche, forse per questo in miglior amico di una donna non può essere una donna, se non se stessa, cercando di disciplinare doti e difetti, con maestria da equilibrista.

E proprio ora, sento quel gridolino di entusiasmo, quella vocina di felicità, falsa, falsissima ma così divertente.

venerdì 13 luglio 2012

La gatta sul tetto che scotta



È tornato un gatto nel mio cortile, erano anni che non ne vedevo uno. Stasera mi sono affacciata alla finestra ed era lì che mi fissava mentre camminava incauto, su un cornicione. Non c’è la luna, e il suo profilo nell’ombra è fantastico, tra i glicini in bilico, scivola nel tiepido di questa sera chiara e stanca.

Esplora, si gode la pace in mezzo a queste voci della città. Si fa gli affari suoi e io anche.
Mi piacerebbe uscire per far scorribande con lui, silenzioso e indiscreto, c’è ma non si vede, non ha bisogno di scappare, perché su i tetti si gode la vista senza essere preso.

Sbircia nelle finestre la vita che passa e non se ne cura di tutto ciò che accade lontano dalle sue vibrisse impazzite da un alito di vento, profumo di bucato, cibo e di fumo, e come fumo si dissolve nella notte che è appena iniziata.

venerdì 6 luglio 2012

La vita degli altri

 Sbirciare. Foto google

Sono andata a farmi un giro tra i profili di persone che vedo ogni giorno, twitter, facebook…i soliti documenti d’identità che condividiamo in rete per il compulsivo desiderio di comunicarci agli altri.

Ho trovato vite che non conosco, frammenti di esistenza inedite, facciate o realtà? Leggere la vita degli altri è un esperimento interessante, a volte riserva banalità sconcertanti, altre preziose perle non celebrative.

Mi domando se anche la mia, vita scritta intendo, sia altrettanto foriera di sorpresa per gli altri. Dopo pochi minuti smetto di pensarci, e mi convinco che farsi gli affari degli altri a volte è un passatempo divertente quanto una puntata di “24 ore in sala parto”, ti affascina l’orrido di scoprire quello che sai già, ma che vuoi negare a te stessa di sapere.

martedì 5 giugno 2012

Con Venere contro


Suggestione: Melancholia Lars von Trier

Se sei un catastrofista questo è il tuo anno. Hai dalla tua parte i Maya, anche Venere si è allineata per te con il sole, poi c’è quella terra che trema, ha tremato e molti giurano che ancora tremerà.

Se hai una profezia nel cassetto questo è il momento giusto per sfoderarla. Ti costruiranno un plastico dell’area e dei modellini per simulare il tuo evento.

Se ti piace seminare il panico e riempire le orecchie dei tuoi amici con teorie truculenti, cogli l’attimo e non essere timido, potresti essere tu la star.

Il pianeta gemello della terra sta aspettando di uscire dalle quinte, è in attesa dell’applauso degli spettatori.

Scegli di essere tra il pubblico o di dirigere lo spettacolo dalla regia, scegli se vivere la tua vita ora o far progetti a lungo termine. Chiedi un prestito che non puoi ripagare e vestiti come un Re senza rimorsi. Bevi sconsideratamente e ama come se non ci fosse un domani.

Se poi la tua previsione risulterà errata, pazienza, se non altro te la sarai goduta? Goditi quest’anno catastrofista errante, perché questo è il momento che hai sempre aspettato.


martedì 15 maggio 2012

La signora purga tutti



Suggestione: La signora ammazza tutti, 1994 Kathleen Turner

Avvistata 60 enne con un’enorme peretta da purga su un autobus milanese, fermarla è importante, sta tornando a casa da suo marito.

Sarà perché è periodo di 730 e dichiarazione dei redditi, sarà che il governo sta tassando anche l’aria, ma le purghe tornano di moda.  Temo che la signora, dotata di borsa Prada, si sia portata avanti, per stare al passo con i tempi.
Espiamo per quelle colpe che non sono mai loro, e intanto chi può si adatta. Bisogna guardare il lato positivo delle cose, il risvolto della medaglia nasconde grandi soddisfazioni.

Ci teniamo in ottima forma fisica: la dieta stretta e le pedalate forzate causa carburante alle stelle regalano un figurino asciutto e impeccabile, in piscina questo agosto creperanno tutti d’invidia.
Scopriamoci amanti del vintage e del grunge:  spolvera anche tu la maglietta della mamma, quella c on i glitter anni 80, e non curarti delle scarpe malconce, c’è chi paga per averle così.

Apriamo i nostri orizzonti culturali: al posto dell’happy hour fighetto, beviamoci una birra al parco.
Socievoli e astuti:  ogni evento gratuito cittadino è il nostro pane (nel vero senso della parola)  mi hanno raccontato di persone satolle appostate come falchi davanti al buffet del salone del mobile. E poi le chiacchiere sotto una torre occupata ci fanno tornare giovani e pieni di sogni.

Recuperiamo quel contatto speciale con la natura:  quest’anno a Loano andiamoci in tenda altro che pensione a 3 stelle.

Riscopriamo il nostro spirito da investitori: conosciamo a memoria il bilancio domestico e i saldi vantaggiosi di almeno 3 banche, spostare un conto può farci guadagnare quei 2 o 3 euro annui in più.

Il fai da te è più genuino e salutare:  la torta nuziale la facciamo con la panna spray e il ricevimento con i coupon dei gruppi d’acquisto.

La signora sarà già a casa, a caricare la sua arma diabolica, routine quotidiana che…bisogna dirla tutta…alla lunga stanca.

sabato 12 maggio 2012

Il club dei 29



Ho passato l’anno scorso a pensare di esserci già dentro, forse il mio inconscio mi preparava e mi proteggeva, poi ad aprile, il pensiero è divenuto realtà, senza troppi traumi, apparentemente.
Ero dentro, nel club dei 29, la soglia prima dei 30 anni intendo.
Il giorno dopo, un mese e un giorno fa, ho realizzato: "Questo sarà l’ultimo anno dei venti". Tutti questi numeri ora fanno un po’ paura. Compiere 30  anni in questi anni fatti di crisi economica, crisi sociale, crisi d’identità.

“L’anno prossimo divento adulta”, mi sono detta quasi incredula, davanti allo specchio, ricordandomi  felice il giorno della mia prima laurea.
Si pensa alle coetanee indipendenti, alle donne con la valigia, quella vera, quella fatta di affetti lontani, radici solide e amici di passaggio. Penso a quelle già "accasate", le sposate, le tenere e forti neo mamme.
Io non rientro in nessuna di quelle categorie. Lavoro fisso, non pagato benissimo, tante idee molte confuse.

La mia valigia è fatta di progetti un po' sconclusionati, dubbi e incertezze. In quest’anno voglio metterci dentro un sacco di accessori nuovi o ritrovati:
  • l’ardore
  • la perseveranza
  • l’intraprendenza
  • il rischio
Dobbiamo metterci per forza dentro almeno 2 parti di rischio, perché ho capito che se non c'è quello non si parte, non veramente.

Oggi è il compleanno di un'amica, a lei e a me che scrivo, voglio regalare questo pensiero: dobbiamo ricordarci di preparare la nostra valigia bene, con dentro l’insensatezza dei vent’anni, i nostri sogni che abbiamo messo infondo al cassetto, i pigiami comodi della maturità e la saggezza che ci siamo coltivate, un po' di spensieratezza e libertà, quella dose di fiducia che ci hanno fatto dimenticare, le nostre camicie pulite fatte di virtù, i nostri maglioni pesanti di testardaggine.

E quella maglietta fine di pura pazzia da mettere nei giorni giusti, con il vento fresco del mare.

Buon viaggio verso i 30, che noi abbiamo già deciso saranno 29 ancora…ancora per un altro anno, o forse di più!

domenica 6 maggio 2012

La finestra sul cortile


Il mio cortile da su un hotel. A volte è curioso sbirciare dalle finestre delle persone di passaggio. A parte i patiti del calcio, chiassosi che si fermano a Milano solo per vedere la partita, ci sono tante vite che passano solo per una notte o poco più. 

Coraggiosi inquilini che si lasciano ascoltare mentre riversano al telefono i loro drammi, spavaldi in maglietta che sfidano la neve d’inverno per una sigaretta.

Ingenui in mutande che pensano di esser soli e si scoprono nell’intimità.
Amanti rilassati, affacciati a prendersi una pausa. E io, nascosta o no, tra le tende che vivo le mie giornate da qui.

L’unica differenza tra me è loro? Loro ripartono, io resto.

domenica 1 aprile 2012

La nostra invasione


Quando i marziani se ne andarono, l’atmosfera della Terra tornò ad essere quella di prima, l’aria piena di smog riprese a riempirci i polmoni e noi ripetevamo allo stremo che nulla sarebbe più stato come prima ma era una bugia.
Le armi esauste dopo la lotta sembravano essere state messe a riposo per anni, ma poi immancabilmente ci dimenticammo subito di quella strana storia. Di quell’invasione durata troppo poco e la paura fu un ricordo lontano.
Eppure, in un angolo nascosto qualcuno aveva deciso di ricominciare di nuovo, di lasciar perdere tutto e partire da capo, da quel giorno, quando il sole splendeva mite e una brezza fresca, saporita di fiori e di mare aveva pervaso l’atmosfera, sconvolgendo le narici e scompigliandoci i capelli.
Pigra la sera tardava ad arrivare e tutti esitavamo nel rientrare a casa, stupefatti per quella pace che di colpo ci aveva rapito lo sguardo e anche il cuore.
Era stato quel fatto a far cambiare idea a quei pochi eletti che decisero di riprendere le fila dell’esistenza da lì, da quel pomeriggio strano in cui i marziani arrivarono per mettere apposto tutti i nostri casini...

martedì 20 marzo 2012

La parola si consuma



All’inizio c’erano i libri, diventare scrittrice era un sogno fantastico, un’elite per pochi,  piena di fascino ed eccentricità. Le pagine erano tante, parole misurate, frasi compiute, il rigore dei paragrafi, la soddisfazione dei capitoli. L’incipit, la prefazione, la dedica…

Poi sono arrivati i blog, democratica rivincita, essere blogger prima era cool, poi la normalità. Adesso è quasi noia, per le troppe parole messe in rete, lette velocemente, senza soffermarsi sullo stile e la confezione. Si scrive tanto, si scrive quasi ogni giorno, poi di meno …

Con twitter ti sono concessi solo 140 caratteri,l’azione immediata, il pensiero di un attimo, svanito, perso. È come scrivere nel nulla, per me è anche un sfogo gettato nel mare. Troppi link che rimandano a blog, che sponsorizzano libri, che racchiudono mondi in tutto il pianeta. Tanta fatica…si ci perde dopo pochi click.

Facebook è affermativo, è un ritorno all’usanza romana del pollice  alzato, ma di quello verso nessuno se ne cura. Diritto al piacere e non al dissenso. Riciclo di stupidate, cazzeggio, piccolo mondo fatto di amici sconosciuti e finte prospettive d’incontro.

Ora Pinterest…basta una foto, anche non tua.

La parola è una fiamma che arde in tutti, anche se si accorcia, si adatta, si trasforma.
Alla fine la parola si consuma.