All’inizio c’erano i libri, diventare scrittrice era un sogno fantastico, un’elite per pochi, piena di fascino ed eccentricità. Le pagine erano tante, parole misurate, frasi compiute, il rigore dei paragrafi, la soddisfazione dei capitoli. L’incipit, la prefazione, la dedica…
Poi sono arrivati i blog, democratica rivincita, essere blogger prima era cool, poi la normalità. Adesso è quasi noia, per le troppe parole messe in rete, lette velocemente, senza soffermarsi sullo stile e la confezione. Si scrive tanto, si scrive quasi ogni giorno, poi di meno …
Con twitter ti sono concessi solo 140 caratteri,l’azione immediata, il pensiero di un attimo, svanito, perso. È come scrivere nel nulla, per me è anche un sfogo gettato nel mare. Troppi link che rimandano a blog, che sponsorizzano libri, che racchiudono mondi in tutto il pianeta. Tanta fatica…si ci perde dopo pochi click.
Facebook è affermativo, è un ritorno all’usanza romana del pollice alzato, ma di quello verso nessuno se ne cura. Diritto al piacere e non al dissenso. Riciclo di stupidate, cazzeggio, piccolo mondo fatto di amici sconosciuti e finte prospettive d’incontro.
Ora Pinterest…basta una foto, anche non tua.
La parola è una fiamma che arde in tutti, anche se si accorcia, si adatta, si trasforma.
Alla fine la parola si consuma.
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