lunedì 20 giugno 2016

Infinite possibilità: zero


C’è un gatto in una scatola, un gatto che qualche genio ha voluto vivo e ha voluto morto, allo stesso tempo, nello stesso spazio, ma in infinite variabili di mondi possibili, tutti qui, ora dentro la scatola, nel tuo sguardo.

C’è un gatto che qualche genio ha voluto sia vivo sia morto, perché c’è un pazzo che ha messo dentro un veleno, che è mortale solo se decidi di svelare il mistero, lo svelerai tu, o deciderai di liberarlo, deciderai di liberarti.

L’esistenza è una cosa che una parte di te crede sia possibile, e non ne esiste una, ma esiste la tua. Decidi di essere quel gatto, la scatola o il pazzo che ha messo il veleno.


Il paradosso dell’esistenza tra gatti e scatole, dei pazzi e dei geni. 

Il tuo ritorno. Futuro



Sentiva il vento fresco che iniziava a soffiare dando inizio alla sera, il caldo saliva dalla terra e lei non aveva intenzione di fermare i suoi passi. Andava avanti e non sapeva dove.
La sua non era una fuga ma un ritorno, un ritorno alla vita che aveva posticipato da tempo. Non aveva dimenticato i cieli azzurri nascosti dietro le nuvole, il profumo del mare, e l’erba che si piegava sotto i suoi passi. Nudi, i piedi e i pensieri, ora si svelava nuovamente al mondo con le sue intenzioni.
Stava solo riprendendo il sentiero che aveva intrapreso tempo fa, aveva iniziato sola, e sola ora attraversava i pensieri e gli anni, che l’avevano allontanata dal tragitto che il destino aveva scritto per lei.
Ostinatamente per lungo tempo, lo aveva abbandonato quel disegno, lo aveva messo da parte quel progetto, posticipando, piegando la testa e lo sguardo, allontanando ogni fottuto secondo quello che la sua natura la spingeva ad essere.

Nascosta come una moneta nella sabbia, che sai essere preziosa, sai essere lì da qualche parte, ma non vedi, non vuoi cercare, ma che non può cessare di esistere.

domenica 3 aprile 2016

Una lettera d'amore a me stessa


Tutte le volte che ho perso contatto con me stessa, quando l’immagine di me non corrispondeva a quella che volevo, l’essenza non rispondeva alle azioni che svolgevo ogni giorno ho ritrovato il senso in un’unica piccola grande cosa: te.
Una compagna che nonostante tutto c’è e ci sarà sempre anche se a volte la dimentico, e lascio che tu sia solo un pensiero dentro la mia mente.

C’è chi ha la musica, chi la pittura, il disegno o lo sport come forma di espressione io ho te e ne sono contenta.  Sei nata con me o poco dopo di me, fai parte della mia indole, io sono te e tu sei me stessa, che tu sia un testo per lavoro, una lettera, una poesia, un articolo o un biglietto d’auguri. Io sono le parole che si formano sotto i tasti, la pressione delle dita, la trasmissione del mio cervello in caratteri e penso che non sia una cosa scontata.

Non sei un dono adatto a tutti non una cosa che si può improvvisare. A volte è estremamente semplice, altre mi costringi a passaggi contorti, a periodi di pausa, a lavori di creazione e distruzione, lavorando per sottrazione, per poi aggiungere a poco a poco, altre volte si un fiume che non ha sosta, e le parole che escono sono così perfette, così ben accoppiate che non potrebbero stare in fila meglio, mai se non in quella forma.
Ogni volta come ora che mi sento lontana, che mi manco disperatamente, so di ritrovarmi qui, in una pagina vuota da riempire, in uno schizzo con la calligrafia spigolosa, in un file salvato e poi dimenticato sul computer, o dentro pochi caratteri in un tweet.

Quando mi allontano da te, mia piccola gioia, io smetto di essere, mi annullo in qualche altra attività meccanica che non mi appartiene. Tu sei la consapevolezza che posso sopravvivere oltre, oltre il tempo, oltre lo spazio fisico di queste quattro mura, nonostante le costrizioni, nonostante gli ostacoli e in nero intorno.
A volte sei dolorosa, tagliente, crudele, altre affascinante, mielosa,consolatoria, fresca, pulita, piena di guizzi o coraggiosamente reale ma qualsiasi forma tu assuma in me io ti accetto e la amo.
Raccontarsi, con qualsiasi forma di arte che sia la musica, la pittura, la cucina è per l’essere umano un bisogno primario, che ci trasforma da semplici corpi sterili in creature bellissime e piene di sfaccettature.

Io so quello che sono, io so quello che voglio, io so quello che vorrei in futuro. E non ci sarà mai nulla che potrà far crollare questa consapevolezza.

Oggi ad un soffio dei miei 33 anni sono diventata grande, ho capito e questo mi basta, per sentirmi meglio.